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DIVORATO DALLE RADIAZIONI – La terribile storia di Hiroshi Ouchi

Alle volte l’orrore che può colpire una persona è in grado di andare oltre ogni immaginazione. Esistono degli eventi che possono causare un dolore fisico terribile. Lo abbiamo visto parlando di metodi di esecuzione e torture. Lo abbiamo visto parlando di serial killer spietati e di esperimenti disumani.  Ma cosa accade quando è una forza superiore, un energia potente ed inarrestabile, a divenire torturatore e killer di una persona? Cosa accade quando l’energia nucleare si ribella all’uomo portandolo alla più completa e dolorosa distruzione fisica?

Il nucleare è indubbiamente una fonte di energia molto vantaggiosa. I costi di produzione e distribuzione sono relativamente bassi e il suo impatto ambientale, se non avvengono incidenti e si fa una corretta manutenzione, è minimo. Il nucleare permette una maggiore indipendenza energetica e, conseguentemente, economica. Ma dietro ai suoi grandi vantaggi, il nucleare porta con se delle conseguenze orribili laddove avvengano incidenti. Ci basta pensare agli incidenti di Chernobyl o di Fukushima per avere un quadro completo dell’orrore che può scaturire da questi incidenti.

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Ettari ed ettari di territorio che divengono invivibili a causa delle radiazioni…centinaia di morti tremende. Malattie genetiche e deformità strazianti ed insopportabili. Ma, dovendo scegliere un caso veramente significativo
di ciò che le radiazioni possono causare ad un uomo, il terribile incidente di Hiroshi Ouchi, è quanto di più brutalmente esemplificativo possa esistere.

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Hiroshi Ouchi era un operaio trentacinquenne impiegato in una piccola fabbrica di combustibile nucleare situata nei pressi di Tokaimura, un villaggio a circa 130 chilometri da Tokio.

Tokai No. 2 Power Station is seen in Tokaimura, 70 miles (110 kilometers) northeast of Tokyo, Friday, Oct. 10, 2008.  Smoke was detected earlier in the day at the Japanese nuclear power complex that suffered a major accident a decade ago, but the operator said there was no release of radioactivity. The smoke was found at a solid waste facility at the Tokaimura plant  in a room where metal waste is burned, said Masataka Sekine, a spokesman for operator Japan Atomic Power Co. (AP Photo/Kyodo News) ** JAPAN OUT, MANDATORY CREDIT, FOR COMMERCIAL USE ONLY IN NORTH AMERICA **

Hiroshi non avrebbe mai potuto immaginare che il 30 settembre del 1999 la sua vita, per come la conosceva, sarebbe cambiata per sempre. Tramutata in un terrificante incubo ad occhi aperti. Un incubo talmente orrendo e surreale che difficilmente possiamo immaginarlo.

Quel giorno Hiroshi, insieme ad altri due operai, fu esposto ad un quantitativo di radiazioni incredibilmente alto. Un errore umano nella miscelazione di uranio ed acido nitrico all’interno di un serbatoio causò una reazione nucleare
fortissima. Dal serbatoio scaturì una grande quantità di raggi gamma che investì gli operai. Il più vicino alla fonte delle radiazioni fu proprio Hiroshi.

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In un primo momento gli operai riuscirono a fuggire in una zona più sicura e, dopo aver chiamato i soccorsi furono portati in ospedale. Uno di loro morì dopo qualche mese di cure intensive in ospedale, l’altro riuscì miracolosamente a sopravvivere. Ma è proprio su Hiroshi che intendo concentrarmi. L’operaio che assorbì il maggior numero di radiazioni andò incontro ad un orrendo destino.

Appena giunto in ospedale Hiroshi sembrava stare abbastanza bene. Era in grado di comunicare con i medici e di muoversi normalmente, nonostante il malessere generale che cominciava ad accusare in tutto il corpo. Ma, ben presto, la stuazione degenerò. L’uomo cominciò a perdere grandi porzioni di pelle, che si staccavano e cadevano
a terra come strisce di carta strappata. Hiroshi fu messo in coma farmacologico per evitargli l’orribile dolore causato dalla lenta ed inesorabile degenerazione cellulare che era appena iniziata. I raggi gamma avevano quasi completamente distrutto il corredo cromosomico dell’uomo. La pelle rimasta attaccata al corpo iniziò a cambiare
colore, divenendo sempre più scura. In breve tempo Hiroshi divenne irriconoscibile.

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Una massa di carne sanguinolenta che ogni giorno spurgava più di venti litri di fluidi corporei. Un grottesco monito di ciò che un errore umano può causare quando si maneggiano sostanze pericolose come l’uranio.

I dolori sarebbero stati terrificanti, insopportabili oltre ogni immaginazione, se Hiroshi non fosse rimasto sedato per tutto il tempo che sopravvisse all’incidente.

E qui c’è uno degli elementi più incredibili e surreali dell’intera vicenda. L’uomo rimase in questo stato, ancora in vita, per circa tre mesi.

In Giappone la legge impone che i medici facciano di tutto per tentare di salvare la vita ad un paziente, tentando ogni possibile cura fino al sopraggiungere della morte. Vennero tentate delle trasfusioni massicce di sangue, innesti cutanei su tutto il corpo e trapianti di cellule staminali…ma fu tutto vano.

Una situazione surreale.

I medici sapevano perfettamente che Hiroshi non sarebbe potuto sopravvivere. La sua condizione clinica era terribile e, anche se fosse sopravvissuto, non avrebbe mai potuto essere risvegliato dal coma farmacologico,  tanto meno lasciare l’ospedale. Vennero persino mosse delle accuse ai medici, tacciati di aver prolungato oltremodo la vita dello sfortunato operaio. In fondo una condizione clinica simile non era mai stata vista e le possibilità di poter sperimentare su dei pazienti colpiti in modo così grave dalle radiazioni erano molto rare.

Ad oggi, il triste ed inquietante caso dell’incidente di Hiroshi Ouchi è considerato uno degli incidenti più gravi nel campo del nucleare. Testimonianza di ciò che può accadere quando vengono commessi degli errori in questo campo. Un esempio di quanto la vita, e la morte, a volte possano essere più crudeli di qualunque macabra fantasia.

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La cosa più pericolosa del pianeta – Video

La cosa più pericolosa del pianeta, nascosta in una città ormai distrutta, nelle viscere di una centrale, fautrice di una catastrofe terribile, in grado di uccidere qualunque essere vivente all’istante. Di cosa si tratta esattamente? Quanto può essere pericolosa ed inquietante? Scopritelo in questo video.

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La cosa più pericolosa del pianeta

Viviamo in un mondo pieno di pericoli. Potremmo anche tentare di elencarli qui, ma non riusciremmo mai a portare a termine il compito, poichè questi pericoli sono tanti, ed uno peggiore dell’altro.

Ma se volessimo sapere qual’è la cosa più pericolosa del mondo? Quella più letale, alla quale, se ce la si trova davanti, non si può sfuggire? Beh…l’oggetto di cui sto per parlarvi, lo è.

Il suo potere distruttivo sull’uomo è immenso. La sua genesi la si trova in una catastrofe terribile che ha segnato l’umanità. Qualunque forma di vita che abbia la sfortuna di incappare in questo oggetto non ha alcuna possibilità di sopravvivenza.

Si trova in Ucraina, vicino alla città abbandonata di Pripyat, e più precisamente a Chernobyl.

Pripyat

L’oggetto più pericoloso del mondo si trova nelle viscere oscure ed abbandonate della centrale nucleare che causò l’immane tragedia.

Ciò che è rappresentato in questa foto è la cosa più letale del mondo. Lo chiamano Elephant Foot, piede di elefante, data la sua forma.

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Pesa centinaia di tonnellate, nonostante le dimensioni contenute, ed ogni anno perde circa 22 libbre di uranio.

L’operatore che scattò questa foto morì poco dopo, infatti, in un gesto del tutto inumano, nessuno lo avvertì del pericolo che questa cosa rappresentava.

The Elephant's Foot of the Chernobyl disaster, 1986 (1)

Persino ad una distanza di molto superiore a quella dell’operatore è impossibile sopravvivere.

Ma come è nata questa cosa?

Il 26 aprile 1986 uno dei reattori della centrale di Chernobyl esplose, causando una delle più grand catastrofi nucleari della storia. Ma questo fu solo l’inizio.

I componenti radioattivi contenuti nella centrale si surriscaldarono a temperature inimmaginabili. In pochi secondi un fiume di magma incandescente uscì dal reattore della centrale ed iniziò a divorare tutto ciò che incontrava sulla sua strada.

I primi a rendersi conto del disastro, di proporzioni bibliche, furono gli operai della centrale. Ben presto dovettero rendersi conto che la loro vita era giunta al termine. Scomparvero per sempre.

Ma il magma radioattivo non scomparve. Pian piano riuscì ad insediarsi nei piani interrati della centrale, dove si stabilì per l’eternità o quasi. Data la forma che assunse il magma venne  chiamato Elephan Foot.

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Ma vediamo quanto può essere letale questa cosa.

Nella scala di misurazione delle radiazioni 25 è un valore normale, al quale siamo sottoposti tutti i giorni.

50 è un valore che si può riscontrare, ad esempio, nei laboratori dove vengono svolte attività sul nucleare. Naturalmente gli operatori devono indossare protezioni.

A 75 le radiazioni iniziano ad essere pericolose, provocando vertigini e vomito.

A 100 le radiazioni possono causare la perdita dei capelli.

Essere sottoposti ad un valore di radiazioni pari a 300 è fatale entro poche ore.

Un’esposizione ad una radioattività di valore 400, anche per pochi secondi, riduce la speranza di vita tra le 2 e le 8 settimane.

A 600 si subiscono danni a livello genetico, ed ustioni gravi alla pelle istantaneamente.

A 1000 il sistema nervoso collassa.

Sapete qual’è il valore di radioattività dell’ Elephant Foot a 28 anni dal disastro?

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Anche molto prima dell’essere abbastanza vicini da vederlo, quest’oggetto uccide qualunque forma di vita.

Le fotografie più recenti, reperibili in rete, sono state scattate con dei particolari robot resistenti alle radiazioni, che le hanno poi trasmesse direttamente sui computer degli operatori, a distanza. Persino questi robot vengono distrutti dalle radiazioni entro pochi minuti.

L’ Elephant Foot, sicuramente la cosa più pericolosa del pianeta.

 

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